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mercoledì 15 settembre 2021

Gioco e agonismo, i pilastri dell’educazione sportiva



                                                   



Chi pratica lo sport non sempre si cura di percepire a pieno i valori ed i significati di ciò che fa: si gioca perché piace giocare o perché si sente l’esigenza di competere, senza porsi tante domande. Ma il gioco e l’agonismo – possono diventare tappe di partenza nello sviluppo integrale della persona.

 

E’ la dimensione agonistica del gioco e dello sport che spinge ad andare oltre i limiti delle prestazioni precedenti ed a superare gli avversari. Ma solo una parte dell’agonismo si risolve nel lottare contro gli altri: l’altra, quella maggiore, consiste nel lottare contro i mille volti del negativo, come i raggiri per eludere le regole, i facili vittimismi, le aggressioni verbali verso gli antagonisti, le ribellioni alle decisioni arbitrali non condivise o il ricorso al doping.

 

Ecco perché dovrebbe scomparire una certa visione dello sport, sempre presente in organismi sportivi trasmesso come  un semplice passatempo, oppure solo un mezzo per togliere i ragazzi dalla strada; è una visione troppo banale e riduttiva, Di più; se è vero, e lo è, che lo sport è un valore dell’uomo, un luogo di umanità e di civiltà, allora non si deve cedere alla tentazione di pensare che solo un certo tipo di sport educhi: quello non agonistico, quello nella natura, quello senza classifiche, quello senza vincitori né vinti. E’ una tentazione comprensibile, ma smentita in modo chiaro ogni giorno. L’agonismo può e deve essere fortemente educativo; la vera sfida è saperlo vivere da parte di chi lo pratica e saperlo gestire da parte di allenatori, arbitri e dirigenti preparati.


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